Il Labirinto (parte 1)

INTRODUZIONE

Oggi cominciamo un percorso attraverso l’interpretazione simbolica dei labirinti in cui analizzerò le 4 principali forme in cui viene rappresentato il labirinto e le chiavi di lettura che ho utilizzato: filosofia naturale e simbologia celtica.

Questo articolo non vuole essere una guida esaustiva sull’argomento ma piuttosto, una guida introduttiva per lo studio delle chiavi di lettura appena illustrate in relazione allo studio che ne propongo.

Sarà uno degli argomenti che tratterò nel mio prossim libro, fondamentale per comprendere l’interpretazione dei simboli secondo i miei studi, ormai più che ventennali.

LABIRINTI

Esistono almeno 2 tipi principali di labirinto: quelli a percorso obbligato e quelli ad incrocio.

Ognuno di questi si differenzia in altre due tipologie:

  • con un punto unico di ingresso e/o uscita
  • con ingresso ed uscita indipendenti

PREMESSA

Chi entra in un labirinto non sa esattamente quali ostacoli dovrà affrontare, solo una visione privilegiata come quella che può dare una mappa può aiutare a fare qualche previsione sul percorso.

Questo punto di vista “dall’alto” offre la possibilità di arrivare subito a delle conclusioni, prevedere le difficoltà ma può fornire una visione completa. Non è possibile prevedere in che punto del percorso ci saranno gli ostacoli (almeno per quello che riguarda i percorsi iniziatici), se ci sarà abbastanza luce, se c’è silenzio, caldo o freddo, animali o pericolo di qualsiasi genere. Soprattutto nei percorsi iniziatici, dove ci troviamo davanti di un percorso interiore e personale, nessuno è in grado di fare delle previsioni.

In altre parole non possiamo essere inizati al viaggio, alla tradizione, al mito che nasconde al suo interno, semplicemente  guardando una mappa.

Possiamo tentare di dare una interpretazione, indagare sui simboli che circondano il labirinto (il contesto) ma le chiavi si paleseranno solo a chi lo affronterà di persona.

Da tenere a mente è il fatto che nel labirinto potremmo essere soli o accompagnati ma in ogni caso ci saranno da affrontare degli ostacoli.

Possiamo avere una guida che ci accompagna, un ‘minotauro’ da affrontare, incontrare persone o iscrizioni durante il nostro cammino che potrebbero aiutarci o portarci alla follia.. a motivo di questo dobbiamo sempre premunirci di un ‘Filo di Arianna’. Gli scout lasciano dei segni lungo il loro cammino, altri fanno dei nodi, alcuni disegnano una mappa.. l’importante è avere una via d’uscita (o di ritorno), una direzione da seguire.

Senza avere un tracciato non sarà possibile lasciare il labirinto.

In alcuni tipi di labirinto si accede dal centro e da li si parte alla ricerca della via d’uscita. Il percorso è a senso unico ma non bisogna mai dimenticare la direzione che si sta seguendo. A volte è necessaria tutta la vita per percorrerlo e quindi indispensabile riposare giorno dopo giorno. Al risveglio si potrebbe perdere facilmente il senso dell’orientamento.. un errore potenzialmente fatale.

ESPERIENZA

Alla fine di questo percorso ( fatta l’introduzione a tutti e quattro i labirinti principali ) vi  illustrerò un metodo per poter sperimentare il labirinto in prima persona.

IL SEGNO

Analizziamo ora tra i labirinti, quelli a percorso obbligato, in cui ingresso ed uscita passano attraverso lo stesso portale oppure, hanno inzio dal centro e terminano con l’attraversamento del portale.

Se portano verso il centro, nello stesso modo in cui si percorre una spirale, devono essere attraversati di nuovo in senso contrario.

Invece, partendo  dal centro e viaggiando verso l’uscita, avremo nella maggior parte dei casi una guida che ci attende o un simbolo che come il ‘Filo di Arianna’ ci darà una direzione.

In entrambi i casi si snoda un cammino attraverso tutto lo spazio che occupa il labirinto.

Nel primo caso arrivati al centro, si sosta o si riparte subito per tornare al punto di partenza.

Quando invece si parte dal centro, il cammino iniziatico assume il valore di una cerimonia o rituale.

Il significato simbolico che assume il labirinto nel primo caso è quello di un insegnamento, esattamente come accade quando si segue un corso o si legge un libro. Ad esempio quando si ascolta una parabola, una storia zen o una leggenda, si arriva alla fine della storia, si medita e si ripercorre il corso degli eventi cercando un insegnamento o un concetto chiave. Tornati al punto di partenza, se si è tracciato un segno e costruito un simbolo, non è più necessario ripercorrere ogni volta tutto il labirinto per accedere a quella consapevolezza. Il labirinto assume la forma semplificata di una piccola ‘spirale’ che attraverso un mantra, una preghiera o una invocazione risuona con il suo simbolo.

Nel secondo caso si tratta spesso di un percorso iniziatico, che parte dal centro e coinvolge molti più aspetti, intimi e personali. La nostra guida o accompagnatore ci porta davanti agli ostacoli e sarà nostro compito mantere la direzione, qualunque cosa accada. Fede e fiducia diventano indispensabili per resistere e conquistare l’uscita. Correre verso l’uscita chiudendo gli occhi non farà altro che farci perdere l’orientamento. Per questo motivo se si decide di intraprendere un percorso iniziatico occorre sempre terminarlo. Dopo si può decidere di abbandonarlo ma non si può rinunciare prima di averlo superato. Occorre prepararsi ed essere pronti e se necessario, usare la spada.

FILOSOFIA NATURALE

Nella filosofia naturale, entrambi i percorsi descritti portano ad attraversare le profondità della caverna.

Un esempio è ‘Alice nel paese delle meraviglie’, in cui l’autore, Lewis Carroll, usa alcuni artifici narrativi. Alice cade attraverso la tana del Bianconiglio ed alla fine della storia si risveglia al punto di partenza.

Non starò qui ad analizzare il significato simbolico di tutto il libro, non è questo lo scopo dell’articolo, il concetto su cui conviene focalizzare l’attenzione è il percorso.

Come si è detto, solo attraverso l’esperienza è possibile costruire un proprio percorso, unico e non ripetibile. Chiunque altro attraversi la tana del bianconiglio farà una esperienza diversa. Solo un elemento non cambierà mai.. è possibile uscirne solo grazie all’alternanza luce/ombra. Questo concetto si chiarirà maggiormente quando sperimenteremo in prima persona il labirinto.      

La filosofia naturale ci spinge a fare esperienza, utilizzando almeno una precauzione.. l’uso di una chiave interpretativa per seguire il percorso o la scelta di una guida. Come si è detto, prima di entrare nella caverna dobbiamo avere del fuoco, una torcia, qualcosa per illuminare il nostro cammino. In alternativa dovremo affidarci solo al nostro istinto, forse non troveremo veri maestri che ci possano guidare anzi, è meglio essere piuttosto prudenti.. o faremo la fine delle ostriche di Alice.

Inoltre, un viaggio nel sottosuolo può non essere una esperienza piacevole per tutti, per questo occorre essere guidati da un animale che abiti o frequenti questi luoghi. Il tasso, la talpa, il pipistrello, l’orso sono alcuni degli animali che possono aiutarci ad attraversare questo mondo.. persino un gatto.

Chiarisco subito questo concetto: non si tratta di magia o più in generale di New Age!

I nostri antenati prima di affrontare situazioni difficili, imprese che necessitavano una certa dose di coraggio o pericolose, usavano raccontare miti e leggende. Per quanto ci possa sembrare assurdo nella nostra società illuministica,  il supporto  psicologico e la preparazione mentale sono fondamentali ed indispensabili per la sopravvivenza.

La scienza e la ragione in questo campo hanno un ruolo marginale e non possono controllare le emozioni.

La scienza ci può dire che siamo fisicamente pronti, la ragione ci può dare la percentuale che abbiamo di successo ma nessuno dei due può dominare il panico, lo stress e l’ansia. Badate bene, non ho parlato di paura. Perché la paura dura uno o al massimo due secondi, termina appena viene liberarta l’adrenalina. È la mancanza di esperienza in stato alterato di coscienza che ci manda fuori controllo.. ma questo è un altro discorso.

SIMBOLOGIA CELTICA

Esperienza e metafisica fanno parte dello stesso processo di apprendimento. Se questo non avviene nel modo giusto e non si ha sufficiente preparazione, gli Dei non ti perdoneranno, gli animali capiranno che sei in stato confusionale e da li a poco sarai morto. Se si vuole affrontare il labirinto, la spirale, bisogna essere pronti a tutto.. a volte anche a tornare indietro, dimenticare tutto e lanciarsi con nuova determinazione più forte della prima. Il percorso è soprattutto interiore e va visualizzato con un mito (non necessariamente maschile) che rappresenta l’eroe. La morte è la guida che ‘inizia’ al viaggio e non ci lascerà più per tutta la sua durata. L’eroe sarà la nostra ispirazione ma la motivazione è fuori della spirale, esterna al labirinto e molto probabilmente non è quello che ci aspettiamo. Amore, illuminazione, felicità, saggezza.. nulla di tutto questo! L’assenza di tutto, il bosco sacro, l’altare vuoto dove poter offrire solo se stessi è la motivazione che dobbiamo cercare. Non un semplice sacrificio ma una rinascita, consapevolmente ricercata e voluta, necessaria per generare l’uomo nuovo.

Ecco che la storia narrata attorno ad un fuoco, la leggenda di uomini che prima di noi hanno affrontato le stesse difficoltà aiutati da alberi ed animali, ci fa sentire parte del tutto. Trasmutiamo continuamente da cacciatori a prede, fino a che non si materializza un intermediario fra questa dualità. Il senso di cacciatore e preda si fondono nel momento in cui si abbandona l’uomo e si incarna il mito, aspirando (o trascendendo) a qualcosa di più alto.. es. Cernunnos. Dunque una spirale di medicina, un labirinto di liberazione dalla malattia, una cura che deve necessariamente ricostruire tutto dalle ceneri, per poter creare una nuova vita consapevole. Se qualcuno si sta chiedendo se occorra l’uso di droghe o sostanze psicoattive la risposta è no. Queste sostanze vengono utilizzate da chi è in cerca di una visione, il labirinto va affrontato con la massima lucidità, pena la follia.

Continua..

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