Ho imparato a capire gli alberi, il loro modo di abbandonarsi per sopravvivere alle tempeste. C’è stato un momento, durante un uragano che non finiva più, che ho creduto di morire. […] Poi ho capito che accettare il vento era l’unica possibilità di farcela.

Julia ‘Butterfly’ Hill – La ragazza sull’albero

Imponente e longevo è stato introdotto dai romani in buona parte dell’Europa nordoccidentale. In questo periodo, castagne mescolate a farina d’orzo erano alla base della dieta dei legionari. E così, fino al XVI secolo i suoi frutti furono alla base della cucina di mezza Europa, fonte di amido e carboidrati che nulla hanno da invidiare a cereali e patate.

Come ho scritto nell’articolo precedente appartiene alla stessa famiglia della quercia e del faggio.
Fa parte di quei rari esemplari millenari sopravvissuti nella nostra Europa e rappresenta bene in modo magnifico il legame del bosco con l’uomo.
Questi tre alberi (Quercia, Faggio, Castagno) sono i saggi dei nostri boschi di latifoglie, anziani che dispensano buoni consigli e sostengono le tradizioni..
Resistono per millenni alla forza del vento, del sole, del freddo, della pioggia.. è anche grazie a loro che siamo qui oggi.

La sua corteccia con l’avanzare dell’età si contorce a spirale, disegnando splendide increspature, simili a quelle dell’acqua di un fiume.
I frutti lucidi, racchiusi nei ricci spinosi, si liberano alternandosi ai colori tenui dell’autunno.
Chi potrebbe dipingere un quadro più bello in questa stagione?
C’è un particolare su questo splendido albero.. la fioritura comincia tra il 20esimo ed il 30esimo anno; prima di Quercia e Faggio ma sicuramente, chi ne pianta i semi deve avere molta pazienza per mangiarne i frutti. Un invito della Natura a pensare al futuro, ai figli, a tutto quello che sopravviverà a noi. È questo ciò che conta.. fare qualcosa per il pianeta, lasciare qualcosa di vivo.. magari un albero!